Avetrana come Cogne?
AVETRANA COME COGNE?
OMICIDIO SCAZZI: CRONACA DI UN CASO MEDIATICO.
Da giorni si susseguono trasmissioni su trasmissioni che non fanno che parlare dell’omicidio della piccola Sarah Scazzi.
Ore e ore di dirette e differite, in cui si alternano cronaca, ipotesi, chiarimenti e studi sui comportamenti.
Da quando l’assassino di Sarah (suo zio Michele Misseri) ha confessato, Avetrana è diventata quasi una seconda casa per molti giornalisti e non solo.
I conduttori delle varie tv, incentrano i loro programmi quasi esclusivamente su questo terribile delitto, i giornalisti hanno ormai preso “casa” ad Avetrana, e i criminologi che si interessano al caso propongono teorie e certezze sui segnali che il nostro corpo fornisce quando si è colpevoli di delitto.
E qui nasce il più grosso dei problemi. SI è INFATTI CREATO UN CASO MEDIATICO riguardo questo omicidio che ha definitivamente sepolto la piccola Sarah e distolto la concentrazione da quella che è la cosa più importante: riconoscere un aguzzino!
Nulla in contrario alla cronaca..ci mancherebbe. Il diritto di cronaca è assolutamente necessario, visto che la stampa, talvolta, riesce a muovere acque che diversamente rimarrebbero stagnanti.
Ma ora si sta rischiando di far diventare famosa una probabile complice spostando i riflettori sullo scandalo e non sul delitto vero e proprio.
A nessun conduttore, infatti, è venuto in mente di proporre dei consigli mirati a come navigare nel web, come difendersi da eventuali adescamenti, come riconoscere possibili cacciatori.
Nessuno si è concentrato sul fatto che è perfettamente inutile avere il nome di un assassino se non abbiamo fatto nulla perché non diventasse tale.
Lodevoli gli appelli rivolti alle possibili vittime, di denunciare i propri aguzzini. Lodevoli le proposte di aiuto e sostegno, che sono assolutamente necessarie. Poco lodevole la dimenticanza di fornire ai genitori informazioni VITALI su come riconoscere le vittime di molestie, che poi potrebbero diventare “vittime di abusi”.
Per carità, con questo non intendo dire che posso sindacare sul lavoro di chi in questo momento si sta dedicando ad informarci su cosa accade, ma si sta davvero creando una nuova “stella” degli orrori, concentrando l’attenzione su Sabrina Misseri.
R
ischiando di ingrassare solo i quotidiani e i settimanali che, grazie a questa notizia, stanno registrando tirature da capogiro.
Senza considerare che, esattamente come è successo a Cogne, anche ad Avetrana è cominciato l’insano pellegrinaggio di persone comuni, le quali spinte da una (io definisco morbosa) curiosità verso il luogo del delitto, hanno ben pensato di scegliere il piccolo paese quale destinazione di una gita fuori porta.
Il vero e più grosso dei problemi che dobbiamo pensare ad eliminare non è CONDANNARE UN DELITTO, visto e considerato che per questo esistono già gli organi competenti! Il vero e più grosso dei problemi è SAPER RICONOSCERE UN ORCO, e soprattutto SAPER RICONOSCERE I SEGNALI DI UNA VITTIMA, perché a volte siamo “dimentichi” del fatto che non tutti sappiamo reagire e abbiamo un carattere tale da consentirci di parlare liberamente con qualcuno. Frasi dette da certi conduttori come “mi raccomando …denunciate”, son frasi necessarie, ma dette in questo modo son fini a se stesse. È quasi come dire “questo è il campanello, se hai bisogno suona”, senza esserci curati del fatto che, magari chi ha bisogno, non ha l’altezza giusta per arrivare a suonare quel campanello.
Inutile dire e diffondere il sentimento di “denuncia” (necessario , per carità) senza però informare genitori e minori su come difendersi.
Totalmente inutile la soppressione senza la prevenzione.
Assolutamente necessaria l’informazione mirata e continua sui pericoli che si possono correre, su come riconoscere potenziali orchi, su come difenderci e difendere i minori, i quali in tutte le pagine dei quotidiani di questo mondo e in tutte le possibili trasmissioni, diventano sempre un nome scritto su una croce.
Aprire gli occhi non significa denunciare…ma togliere l’assoluta possibilità a chi può macchiarsi di delitto, di arrivare sino in fondo. Solo l’informazione e la sua diffusione può aiutare una potenziale vittima a non diventare tale.
Essere indignati non ci pulisce la coscienza, poiché conoscere esattamente i pericoli che si possono correre, ci aiuta a non cadere nei tranelli.
Personalmente ne vedo di tutti i colori, compresi genitori che mi danno risposte tipo “se lo avessi tra le mani lo ucciderei” oppure “non voglio vedere…è meglio”. Avevo già riportato tali frasi in un altro mio articolo, ma non posso fare a meno di citarle sempre, poiché esse sono le degne regine di chi vuole ignorare. Purtroppo chi paga è sempre un angelo come la piccola Sarah.
In conclusione: ben venga l’informazione, soprattutto quando scuote le coscienze, ma fatta in questo modo, NEL MOMENTO IN CUI I RIFLETTORI SARANNO SPENTI, tutto tornerà esattamente come prima.
articolo di Fabiana P.