CONFESSIONI DI DEBORAH, UNA 14ENNE CADUTA NELLA TRAPPOLA DI UN 60ENNE PEDOFILO. Fingendosi un ragazzo di 20 anni, usando le tecniche di adescamento, che i pedofili conoscono molto bene, riesce a farla innamorare di lui, costringendola a rapporti sessuali virtuali, a cui lei acconsente x amore, cose impronunciabili. Poi si scopre la verità, tutto quello che ha fatto era x un vecchio depravato, il suo stupendo angelo era il diavolo in persona. Ecco una lettera che lei scrive raccontando l’incubo vissuto, ecco come si uccide l’adolescenza di una bambina che diventa donna nella sua purezza, il frutto acerbo che nessuno merita di mangiare, “piccolo fiore indifeso, ti prego, dimentica, mettilo nell’angolo più buio della tua memoria, torna a vivere, non abbiamo saputo proteggerti, non ce lo perdoneremo mai”, questo è tutto ciò che riesco a dirti, ti voglio bene, tante persone ti vogliono bene.
questa la lettera aperta di Deborah (nome di fantasia) scritta alla fine dell’incubo e l’inizio delle difficoltà di continuare a vivere. Questo è tutto il male che si può fare ad un’adolescente, voglia di piangere, voglia di ucciderlo.
Deborah, sarei io. Questo è quanto mi è accaduto, visto dall’esterno. La storia superficialmente, salvo qualche piccolo errore, è così. Da novembre ero in una situazione un po’ strana.. …proprio quell’estate la mia migliore amica, dopo 10 anni mi aveva abbandonato, litigi in famiglia, il ragazzo che amavo non mi corrispondeva……tutto un insieme di cose che mi ha portato a frequentare costantemente le Chat. Sentivo il bisogno irrefrenabile di conoscere gente. Il XX dicembre c’era il compito di biologia e, pur avendo studiato, preferì non andare a scuola…quella mattina andai sulla solita Chat, la community degli studenti di XX, poi però ebbi la bella idea di andare su un altro canale e proprio qui conobbi un ragazzo, con il nick “xxxx”. Alessio per l’appunto. Genovese, nato il xx xx del 1984.
Lavorava in un’agenzia pubblicitaria, però in quel periodo si trovava a casa a causa di un incidente in moto. Ci trasferimmo su msn e incominciammo a chiacchierare. Giorno per giorno, le cose cambiavano, il rapporto si faceva più stretto, intimo.
Ero una persona molto riservata, che non aveva mai mostrato il suo corpo neanche a sua madre. Il 2 di gennaio mi comprai la webcam. Dal 4 lui incominciò a chiamarmi più volte al giorno. Incominciammo a parlare delle sue esperienze sessuali.
Io, per la verità, fino ad allora non avevo mai avuto una relazione con un ragazzo. Essendo una persona che non si piaceva e poco sicura di se stessa, mi sembrava strano che un ragazzo tanto bello( mi aveva inviato parecchie foto che lo ritraevano) potesse essersi innamorato di me o comunque, anziché uscire con gli amici, passasse il suo tempo a chattare con me. Sì, perché lui dal 4 incominciò ad affermare di amarmi. Diceva che non aveva mai amato nessuno e non si era mai sentito così. Mi parlava di sua madre, depressa da quando il padre 5 anni fa li aveva abbandonati; mi parlava dell’odio verso suo padre; delle stupidaggini fatte con gli amici; di quello zio citato nell’articolo; ma soprattutto, dall’inizio, mi parlava della sua relazione più importante, finita più di due anni fa e iniziata da quando aveva 13 anni, con una sua vicina di casa, sposata. Lei ne aveva 28 di anni. Solo successivamente ho riconsiderato il tutto e ho capito il perché mi parlasse di quella storia. Mi diceva che se lei si fosse innamorata non l’aveva mai saputo, ma che per lui era sempre stato solo sesso. Mi dava fastidio quando prendeva questo argomento o comunque quello del sesso. Poi però ne feci l’abitudine, perché pensai che forse per un ragazzo di 22 anni potesse essere normale. Si chattava a volte anche fino l’alba. Io andavo a scuola, lui a lavoro, ma le volte che io non andavo a scuola potevamo chattare, perché lui lavorava vicino al pc. Quando poi arrivava il capo subito si disconnetteva e io capivo il perché.
Io avevo la webcam lui No. Lui mi chiamava dalla cabina perché il suo cellulare si era rotto durante l’incidente in moto. E non si comprava entrambi gli aggeggi perché stava mettendo i soldi per aggiustare la moto o se fosse
stato possibile comprarsene un’altra. Comunque mentre io accendevo la web,lui parlava con il microfono, e mi parlava scorrevolmente dei suoi discorsi.
Soprattutto di ciò che aveva studiato. Infatti lui mi aveva detto che aveva frequentato l’accademia linguistica delle belle arti. Era il migliore, ma poi abbandonò. Spesso mi inviava quelli che lui chiamava i suoi quadri e mi parlava dei quadri che stava dipingendo. In quel periodo ricordo che mi disse che stava dipingendo un canneto. Spesso litigavamo, quasi ogni giorno, perché io volevo che lui comprasse la web o il cellulare, oppure venisse qui. Lui non mi faceva promesse. Mi disse solo che per le feste di Pasqua,libero dal lavoro, sarebbe potuto venire. La prima vera e propria volta che parlammo di sesso, fu l’ultimo giorno di dicembre.
Siccome io avrei dovuto fare una gita proprio a XXX a maggio, mi disse che aveva sognato la gita e mi raccontò questo sogno, i cui protagonisti eravamo io e lui. Questo sogno aveva comunque uno sfondo sessuale e mi risparmio nel raccontarlo. La prima richiesta quando acquistai la cam fu di fargli vedere la pancia. Me lo chiese per diverso tempo, ma io non volevo. Poi lui mi disse: “la possono vedere tutti se vai con una maglietta corta (anche se io non ne avevo mai portate) e io che sono il tuo ragazzo non posso!?!” e mi dissi, in fondo cosa c’è di male.
Questa fu una delle prime tante richieste. I suoi discorsi avevano un filo logico incredibile. Io avevo messo a conoscenza di questa storia la mia famiglia e anche se non erano d’accordo, loro non avevano sospettato che le cose che diceva potessero essere non vere.
Addirittura io con il mio cellulare registrai la voce, perché mi piaceva riascoltarla, essendo l’unica cosa che me lo facesse sentire mio. Questa voce la feci ascoltare a tutti i miei famigliari, tranne mio padre, ai miei amici, ai miei prof.
Nessuno ebbe qualche dubbio sulla sua età. Solo mia zia, riascoltando la voce mi aveva spesso ripetuto che per lei quello non era un ragazzo di 22 anni, ma forse di anni ne aveva 40. Questo lei non lo pensò per il tono della voce,
ma più che altro perché sentiva un certo affanno mentre parlava. In realtà lui questo affanno me lo aveva spiegato. Chiamandomi dalla cabina, mi chiamava da fuori, e quindi questo respiro affannoso era dovuto al freddo.
Dopo la pancia, sono iniziate le altre richieste. Ma prima, c’è qualcosa di molto più importante. La maggior parte della gente si chiede: Ma come può una ragazzina fidarsi così tanto di una persona che non vede!?!
Beh è uno dei motivi per cui i miei sensi di colpa mi hanno divorato e lo stanno facendo ancora.
Io mi sono fidata di questa persona perché, aveva un modo di parlarmi e di raccontarsi che mi faceva sentire protetta. Agli inizi di gennaio ho confidato, qualcosa che nessuno aveva mai saputo prima di lui.
In fondo non lo stavo dicendo, ma lo stavo scrivendo, e pur se mi provocò molto dolore e molti pianti, raccontarlo per iscritto fu più semplice. Da quando avevo 8 anni (circa) il padre dell’ex ragazza di mio zio ha ripetutamente cercato di abusare di me. Lui è qualche anno più piccolo dei miei nonni, che di anni ne hanno 67 (uno di giugno e uno di ottobre). Ci sono stati altri episodi prima, ma purtroppo non li ricordo.
Quello che mi fa pensare che ce ne siano stati altri è il fatto che avevo timore quando questa persona veniva a casa e assolutamente non volevo restare sola con lui. Ciò che ricordo, come se fosse accaduto ieri, è questo: era inverno, ero su a casa mia con mio fratello. Arrivò lui, lasciando la moglie giù a parlare con mia nonna e mia zia. Ci salutò e incominciò a parlare. Dopo un po’ disse: “Beh non mi fate vedere la casa?”, io prontamente incitai mio fratello ad accompagnarlo, ma lui disse: “No voglio che me la faccia vedere tu”. Provai più volte a convincerlo che avrebbe dovuto fargliela vedere mio fratello ( 5 anni più grande di me ) ma poi ci si mise pure mio fratello, giustamente lui cosa poteva saperne. Alla fine fui io quella che gli fece vedere la casa…e non solo. Dopo aver visitato tutte le camere, era rimasto solo il salone, che poi non era molto distante dalla cucina dove si trovava mio fratello comodamente seduto sul divano a guardare la tv. Aprì la porta del salone e lui sul ciglio della porta mi sbatté alla parete e si mise su di me, bloccandomi. Beh non voglio essere troppo esplicita, ma si può capire ciò che sentì sul mio corpo, mentre ciò che riesco a dire è che mi prendeva con la mano destra il viso per far sì che io lo baciassi. Mi dimenai il più possibile, ma lui mi teneva la bocca bloccata e mi continuava a ripetere: “Mi vuoi bene?” “Dimmi che mi ami”. Fortunatamente riuscì a liberarmi e ad andare in cucina da mio fratello.
Successivamente con questa persona ci sono stati altri episodi anche in presenza di mio cugino piccolo o di mio nonno. Penso che con i maschietti non facesse nulla e per fortuna che ha avuto dei nipotini. Da piccolina ho sempre pregato che non gli nascessero nipotine. Ha tentato la stessa cosa con mia cugina ma lei essendo più grande di me e comunque non avendo legami diretti l’ha subito detto alla madre. Io ho sempre tenuto il silenzio perché sapevo come avrebbe reagito mio padre e anche perché poi mio zio e la sua ragazza si sarebbero lasciati ( ora infatti non stanno più insieme e ho saputo dalla nuova ragazza di mio zio che anche sulla figlia ha compiuto abusi). Solo una volta è riuscito ad entrare nella mia gonna, però con la mano. Era alla comunione di mio cugino io quindi avevo 13 anni. Mio padre se ne era appena andato e lui mi fece sedere affianco a lui, dove da un lato vi era una sedia vuota e dall’altro era seduto mio nonno. Mio nonno parlava con altri e lui piano piano fece salire la sua mano, fino ad arrivare alle mutandine. Poi ci sono stati altri episodi. Li raccontai tutti ad Alessio.
Lui ne rimase scandalizzato e capì il perché ero così “timida”. Mi raccontò una storia di pedofilia avvenuta nel suo condominio e parlò talmente male della sua categoria.
Ciò che però realmente mi colpì è che fece di tutto perché io lo dicessi a mia madre. Sì, proprio così, litigammo per una settimana intera e non fu contento finché non lo raccontai, verso la metà di gennaio, a mia madre. Agiva con la psicologia inversa su di me. Pian piano mi sono lasciata andare: via i primi vestiti fino agli indumenti intimi. Poi lui mi disse di fare un gioco. Se accettavo avrei vinto altrimenti avrebbe vinto lui.
Direi piuttosto che è avvenuto il contrario. Beh il gioco, sinceramente non ricordo come l’ha chiamato, ma in parole povere è il sesso via chat. Ha vinto per un po’ di tempo lui, contortamente stavo inizialmente vincendo io, poi ho ceduto e da povera stupida ho perso. All’inizio non me lo faceva fare davanti a lui. No perché dovevo fare pratica e quindi da come si scherzava dicevamo che dovevo fare i compiti a casa. Infatti voleva che lo facessi nel letto quando tutti dormivano. In realtà non l’ho mai provato nel letto. Lo “amavo” cosa dovevo fare?! E poi lui “amava” me! Mi dicevo. Mi fa schifo pensare di aver solo creduto di provare un sentimento così forte per una persona del genere. Ero stata messa in guardia da chiunque, ma mi ero messa tutti contro. Per il suo maggior piacere mi fece tagliare i peli pubici, mi faceva penetrare prima con un dito e poi via via sempre di più fino a giungere alla mano…addirittura mi chiedeva di cambiare, come dire, voleva delle performance. Allora io, per il mio ragazzo, preparavo ogni volta qualcosa di speciale. La performance che amava di più era quando ero nuda sotto il camice. Oddio quel camice ogni volta che lo indosso a scuola mi fa stare male, vorrei bruciarlo, ma non posso farlo perché sennò che spiegazione dovrei dare ai miei. Mi vergogno tremendamente, mi faccio schifo e mi sento stupida. Poi mi fece penetrare con carote, di volta in volta sempre più grosse. Non mangerò mai più carote in vita mia. E’ avvenuto di tutto. Le pressioni in famiglia poi si fecero più forti. Avevano scoperto, penso mio fratello, che gli inviavo video dai miei due cellulari, oltre che fare video con la cam.
Per la cam non trovarono rimedio, per i cellulari si. Un bel giorno mi trovai tutte due le fotocamere rotte. I primi segni. Spesso non riuscivo ad accendere la cam o comunque non riuscivamo a connetterci su msn. E i litigi fra me e “Alessio” aumentavano, però lui diceva che non mi lasciava, il nostro amore era più forte di qualsiasi altra cosa. Eh sì, in fondo se era riuscito a formarsi un amore così forte a tanta distanza, figuriamoci se fossimo stati vicini, diceva lui. Poi io acquistai i biglietti per XXXX, o meglio tentai di farlo. Mi procurai i soldi vendendo una collana in gioielleria, andai in stazione ma purtroppo i biglietti erano terminati. In stazione andai il 21 febbraio. Io sarei partita il 25.
In questo giorno ci sarebbe stato il concerto dei Negramaro ad XXXX e io sarei andata con le mie amiche. Ai miei avevo detto che dopo il concerto avrei dormito a casa di una di loro invece sarei andata a XXX. A volte andavo a scuola anche con una sola ora di sonno. Studiavo poco, solo quando lui non era collegato solitamente dalle 19 fino alle 22 perché dopo il lavoro passava un po’di tempo in qualche bar con i suoi amici, ma la mia media scolastica non si era abbassata. Ero caduta in anoressia e successivamente bulimia. In realtà mi diagnosticarono una bulbite (bravi i medici eh?!), solo la mia prof di italiano contattò un centro al XXX di XX per l’anoressia. Solo successivamente la mia psicologa ha affermato che il mio corpo mi stava dando dei segnali. Segnali di abusi che inconsciamente sapevo stessero avvenendo. Secondo lei lo stomaco è il cervello primordiale dell’uomo.Il 24 febbraio ci fu l’ultimo litigio tra me e lui perché mia nonna aveva osato dire che lui non era quello che diceva di essere secondo lei. Io gli riferivo ogni cosa mi veniva detta e lui in questo caso mi disse: “ok lo ammetto ho 60 e passa e tre figli”, “ma non dire cavolate” gli dissi “perché te la prendi con me io ti amo” come sono romantica eh?! Forse lui in mente pensava: “oh cazzo qui mi stanno per scoprire ma questa piccola puttanella è stupida”. Sempre quel giorno mi ero fatta un taglio di capelli con cui sembravo più piccola e lui appena mi vide mi disse: “Uh adesso mi sento proprio un pedofilo”, io pensai “perché fa così, in fondo mica è colpa mia se i miei genitori sono dubbiosi”. Rimanemmo in chat fino all’alba quel giorno.
Nonostante ciò la mattina del 25 mi svegliai presto col pensiero che avrei visto i miei adorati Negramaro, che aveva imparato ad apprezzare anche lui, e finalmente sarei andata dal mio amore. Avremmo coronato il nostro sogno. Lui mi avrebbe aspettato a braccia aperte alla stazione, addirittura mi raccontò quanto emozionante secondo lui sarebbe stato il nostro incontro.
Diciamoci la verità, molto probabilmente se fossi andata lì, ora non mi ritroverei qui a scrivere…forse forse sarei sotto terra da qualche parte. Poi mi stetti un altro po’ nel letto riappisolandomi. Verso le 7.10 venne mia madre, piangeva e continuava a ripetermi: “Deborah alzati ci sono delle persone in cucina che voglio parlare con te”… io agitata continuavo a chiederle il motivo per cui stava piangendo ma lei mi ripeteva sempre la stessa cosa. Si aggiunse mia zia, piangeva anche lei. Stupidamente pensai: “Forse c’è Alessio di là, mi ha fatto una sorpresa prendendo il primo aereo per XX, forse mamma piange perché è felice”. Nel frattempo si era svegliato mio fratello che chiedeva anche lui pur sapendo chi fossero. Mi alzai e corsi in cucina seguita da mia madre e mia zia. C’erano due donne ad aspettarmi. Non le conoscevo eppure entrambe mi salutarono con il mio nome. La più bassa, XX, esordì col dire: “Chiariamo subito chi siamo, io sono MM ZZ e lei è RR NN, siamo della polizia”. Fino a quel momento non capì, io ero sicura di Alessio, io mi fidavo del ragazzo che mi amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Poi RR NN disse: “ Sappiamo che frequenti le chat, ti stai sentendo con qualcuno in particolare?”, “Sì”, risposi con un filo di voce. “Beh”, continuò RR NN, “noi crediamo che questa persona non sia quello che ti dice di essere”. Oddio il mondo cominciò a crollarmi addosso. Mi vidi tutti quei due mesi passarmi come una furia davanti agli occhi. Le parole incominciarono a mancarmi. Mi portarono in questura e fino a che non mi raccontarono ciò che sapevano non volli crederci. Poi vidi la foto reale, di quell’uomo anziano che mi sorrideva beffamente. Quell’immagine mi perseguita ancora. Ringrazio il cielo di non averlo mai visto di persona. La mia psicologa mi ha sempre ripetuto di vedere le cose positive di questa storia, io non le ho mai viste. Lei diceva che una delle cose positive è che sono ancora viva.
Come dice l’articolo, con la polizia riuscì a dire ben poco…anche se accanto a me c’era una psicologa ero sotto shock e le cose più “sporche” riuscì solo a scriverle.
Rimasi tutto il giorno in questura. Non lo dimenticherò mai quel giorno come non dimenticherò mai ahimè quei due mesi. Dal 13 marzo incominciò a seguirmi una psicologa di un centro antiviolenza prima accoglienza che si trova qui a XX e si chiama ZZZZ. Questo centro mi ha seguito anche per via legale.
Purtroppo l’8 novembre è stato l’ultimo colloquio con lei e da allora sono sprofondata nuovamente in un periodo buio. Il ZZZZ è un centro in cui si può rimanere per 2 mesi, io vi sono rimasta per ben 8 mesi e XX temeva che diventassi una dipendente. Io purtroppo sto malissimo anche perché a conclusione di tutto sono rimasta sola, gli amici che prima del “lutto” mi erano tutti attorno, pian piano mi hanno abbandonato fino a lasciarmi definitivamente da sola e questo mi ha segnato ancora di più. A scuola mi perseguitano, ogni volta che parlano con me trovano il modo di introdurre la parola pedofilia e sinceramente la situazione è diventata davvero insostenibile, ma sto lasciando andare tutto, perché voglio rafforzarmi, poi non potranno colpirmi più in alcun modo. Il 25 maggio feci un altro interrogatorio, questa volta per il verbale al padre della ex di mio zio, che nella disperazione del 25 febbraio venne fuori il fatto. Mio padre non lo sa ancora però, perché durante i miei interrogatori non ho mai voluto che i miei fossero presenti. Il processo nei confronti di ALESSIO, nato a XX il XX del 1939, non è ancora terminato. L’ultima udienza dovrebbe essere a fine gennaio 2007. Dato che è infartuato (spiegato il motivo dell’affanno al telefono, per il resto probabilmente utilizzava qualche programma per cambiare la voce) e che comunque è anziano si trova agli arresti domiciliari. Il mio avvocato pensa al risarcimento danni, ma sinceramente a me non me ne frega un cavolo del risarcimento io voglio che paghi. Io purtroppo ho il vizio di collegare molto le date, so quanto male starò il 20 dicembre, il 20 gennaio (il cosiddetto mesiversario) il 23 gennaio (perché è il giorno in cui gli ho inviato il primo filmato “sporco” attraverso il cellulare, era il mio regalo di compleanno per i suoi “22anni”), il 20 di febbraio, il 25 febbraio, come poi ogni 20 e 25 del mese.
In questi mesi ho intrapreso una relazione con un ragazzo in carne ed ossa, ma ho avuto la triste rivelazione che non riesco a stare con nessuno. Nessuno può mettermi una mano addosso, perché mi vengono gli attacchi di panico. Quindi sono nuovamente sola. Odio sentire parlare di sesso. Ho tentato il suicidio due volte.
Continuo ad avere incubi notturni. I primi mesi ho addirittura avuto allucinazioni visive, tanto che per diverso tempo non sono entrata nella mia stanza. Per tre mesi la sola vista di un computer mi faceva svenire, fino a che la mia psicologa non mi minacciò dicendomi che la volta successiva in sala del colloquio mi avrebbe fatto trovare un pc. Ho passato e sto ancora passando dei momenti terribili. Fortunatamente ora riesco a controllarmi, nel senso che solo a volte capita che stia male davanti agli altri e soprattutto davanti ai miei genitori. Spesso continuo e mangiare pur non avendo fame e a ripetermi che “Voglio mangiare fino a scoppiare, per rimettere e vomitare l’anima”. Solitamente per quanto tanto mangi non ho mai rimesso spontaneamente…continuo ad andare in bagno e a ficcarmi uno spazzolino in gola. Questo disturbo però sto riuscendo a controllarlo…l’ultima volta è successo due settimane fa.
Mi danno con canzoni del tipo The childcatcher di Patrick Wolf, Digli No di Renato Zero e soprattutto con Sally di Vasco Rossi e L’amore (il mostro) di Dolcenera, che è una canzone che mi fa venire le lacrime ogni volta.
La denuncia solo successivamente ho saputo che era stata fatta da mio fratello. Subito sono partite le indagini e si è arrivati alla triste conclusione. Il 7 marzo è andata RR ad arrestarlo a XX.
È incredibile come un evento possa cambiare una vita intera. Mi sono sempre ripetuta che mi avevano strappato l’infanzia e ora lo hanno fatto anche con la mia adolescenza. Unica cosa positiva di questa storia è che ho deciso di entrare in Polizia, magari nella sezione minori. Leggendo il libro “Predatori di bambini” o comunque il tuo blog ho capito realmente cosa è la pedofilia. Ho letto cose terribili, e a paragone quanto mi è accaduto è nulla. Purtroppo però ognuno vede i problemi con gravità diverse. E il mio lo sento come un problema abbastanza pesante. Soprattutto per le conseguenze. Probabilmente qualcosa che avevo intenzione di dirti da quando ho incominciato a scrivere mi è passata di mente, ma ho solo una certezza, voglio mettermi contro tutti quei bastardi che distruggono l’infanzia e combattere al vostro fianco. Voglio aiutarvi, ma dato la mia età non so sinceramente come fare.
Mi dispiace averti fatto perdere tutto questo tempo, ma voglio ringraziarti a nome di tutte le persone che ogni giorno aiuti. Non ti conosco ma ripongo in te molta stima.
Buon inizio settimana.
“Deborah”
Non ci resta che sperare che Deborah riesca a vivere, a dimenticare, a sorridere, ad essere ottimista, a vedere quanta brava gente esiste al mondo, ad essere felice. Non ci resta che sperare di prendere il prossimo pervertito che tenterà di adescare un’adolescente. Non ci resta che chiedere scusa a Deborah x non aver saputo proteggerla.
Read more...