LETTERA AL PADRE CHE LA STUPRAVA
questa è una lettera aperta, che una donna in età matura, scrive al padre, il padre che, da bambina la violentava sistematicamente, lo fa festeggiando l’anniversario della sua morte, come x voler magicamente riportarlo in vita x ucciderlo di insulti, neanche tanto pesanti, quanto di profonda umiliazione, verso chi ha umiliato tutta la sua esistenza e giace in pace, mentre lei vive ogni giorno il dolore da lui procuratole. Vi prego di leggerla, prego di farlo, in particolare alle persone che, non hanno ancora chiaro, quali terribili conseguenze comporta un abuso sessuale subito da un bambino, del dolore che distrugge la sua giovinezza e che, si protrae nel tempo di tutta la sua esistenza. Io non so chi sia questa donna, ma e come se la conoscessi, la rivedo negli occhi di tutte quelle donne che hanno subito la pedofilia e che, questo mio impegno, mi ha dato la fortuna di conoscere, la rivedo nella luce che emanano quegli occhi di donna che nella sofferenza riescono a dare amore, a divenire madri di figli felici
A MIO PADRE, UNO SCHIFOSO PEDOFILO
Ancora una volta, anche quest'anno festeggio l'anniversario della tua morte, ancora cerco angoli inesplorati della tua persona x infangare il tuo nome, lo faccio x darmi forza, perché ancora ho bisogno di faticare x continuare a vivere, e la vita mi ha ricompensato con gli occhi gioiosi di mio figlio, che sorride alle mie carezze, eppure sembra simile il gesto che facevi tu sul mio volto, ma era sempre il preludio all'immensa infamia che stavi x compiere sul mio esile corpo, sporcato, denudato, e dal vomito che gettava via la vita dalla mia bocca, dalle colpe che mi addossavi solo x punirmi soddisfando la tua schifosa perversione. Oggi ho vinto e tu sarai ormai carne putrida, maleodorante, una lapide senza nome che non merita quella croce messa li x dovere cristiano dal custode del cimitero. oggi festeggio la mia vittoria di donna realizzata, viva, felice, che ricorda x gli anni della giovinezza rubati l'anoressia, l'insonnia, la paura degli uomini, il silenzio del pianto soffocato, le mani tremanti, gli attacchi di panico, i sabato sera chiusa in camera nella solitudine, l'istituto di riabilitazione minorile, la psicologa cattiva, la morte che sembrava dolce, nominare il mio nome. oggi ho vinto, sono riuscita a metterti in un angoletto dimenticato della memoria, ma oggi festeggio la tua morte e anche stavolta mi rammarico che non sia stato x mano mia che sei morto, puntuale tornerò a riscrivere la frase sbiadita da un anno sulla tua lapide: qui giace uno schifoso pedofilo, il suo nome infangato x sempre non esiste più.
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