venerdì 12 giugno 2009
DUBLINO: Abusi sessuali, fisici e psicologici perpetrati su migliaia di bambini per decenni in circa 200 istituti cattolici irlandesi gestiti da congregazioni religiose maschili e femminili: è questo l’agghiacciante panorama messo a fuoco dall’investigazione sugli abusi infantili avviata nel 2000 da una Commissione ad hoc del governo irlandese - presieduta dal giudice della High Court Sean Ryan e comprendente assistenti sociali, un pediatra, uno psicologo clinico e un rappresentante di un’associazione pro infanzia - e conclusasi il 20 maggio scorso, con la pubblicazione di un rapporto di più di 2.600 pagine. L’inchiesta copre un periodo di 60 anni, dal 1936 ad oggi; 3.100 sono state le persone che hanno testimoniato nel corso degli anni e più di 800 i preti, religiosi, suore e laici coinvolti come responsabili degli abusi. Il documento descrive come i bambini vivessero in “un clima di terrore” nelle istituzioni (la maggior parte delle quali ha chiuso i battenti verso la fine degli anni ’80) e rileva il carattere “endemico” dell’abuso sessuale all’interno di quelle maschili. Più di 30.000 sono i casi di abusi sul quale il governo irlandese, nel 2000, esortò a fare luce: si trattava per lo più di bambini inseriti in riformatori ed orfanotrofi cattolici in seguito a reati minori o perché, appunto, orfani. Due le congregazioni su cui pesa maggiormente la responsabilità di questo orrore: i “Christian Brothers”, per gli istituti maschili, e le “Sisters of Mercy”, per quelli femminili.Abuso sistematicoSecondo quanto afferma il rapporto, si legge sul settimanale Usa National Catholic Reporter (21/5), “più del 90% di tutti i testimoni intervenuti” ha detto di essere stato oggetto di abusi. “L’abuso fisico era una delle componenti del grande numero di abusi riportati in ogni decennio ed in ogni istituzione”: botte, ma anche “bastonate, calci e altre violenze fisiche, come scottature, bruciature e immersione della testa sott’acqua”. Metà dei testimoni ha riportato abusi sessuali: “stupro vaginale e anale, molestie, voyeurismo, violenze isolate ma anche su base regolare per lunghi periodi di tempo”. Tutto questo in un mondo chiuso, lontano, spesso in località isolate e remote. Otto capitoli del rapporto sono dedicati alle istituzioni dei Christian Brothers, che accoglievano più ragazzi di tutte le altre scuole religiose messe insieme. Nella Artane Industrial School di Dublino risiedevano 830 ragazzini, quattro volte di più della media delle altre scuole del Paese. Il numero degli alunni portava “a problemi di supervisione e controllo”, afferma il rapporto, “e i bambini venivano lasciati soli e indifesi con una sensazione di impotenza di fronte al bullismo e agli abusi dello staff e dei ragazzi più grandi”.I racconti sono spaventosi: per la scuola di Letterfrack - sempre dei Christian Brothers - si parla di “punizioni fisiche severe, eccessive e invasive” che, amministrate in pubblico o a portata di orecchio degli altri bambini, erano usate per generare terrore e garantire controllo”. Lì, l’abuso sessuale era “un problema cronico”: “Per due terzi del periodo preso in esame - spiega il rapporto - vi era almeno una persona a compierne; per almeno un terzo del periodo, ce ne sono stati due e a volte ve ne sono stati tre contemporaneamente. Due sono stati presenti per periodi di 14 anni ciascuno, e la congregazione non è riuscita a spiegare come questi due confratelli siano potuti restare nella scuola così a lungo senza che nessuno li scoprisse e li denunciasse”.La reazione della ChiesaNon è, questo, il primo rapporto riguardante gli abusi sui bambini in Irlanda: già nel 2005, la diocesi di Ferns pubblicò infatti un documento di carattere locale dal quale emerse che, lungo un periodo di 40 anni, tra 21 e 28 preti stuprarono e sodomizzarono bambini. Un altro, analogo, riguardante i preti della diocesi di Dublino, è atteso a breve: lo scorso Giovedì santo, l’arcivescovo Diarmuid Martin ha avvertito i credenti che esso è destinato “a scioccarci tutti” e che renderà “ognuno di noi e tutta la chiesa di Dublino una Chiesa più umile”.“Un passo importante e ben accetto per ristabilire la verità, dare giustizia alle vittime e assicurare che tali abusi non accadranno più”: così il card. Sean Brady, arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, ha accolto il rapporto della Commissione governativa. “Il rapporto chiarisce che grande male e dolore sono stati causati ad alcuni tra i più vulnerabili bambini della nostra società. Esso documenta un infame catalogo di crudeltà: abbandono, abuso fisico, sessuale e psicologico”. “Mi vergogno profondamente del fatto che dei bambini abbiano sofferto in modo così orribile in queste istituzioni”: “Quei bambini meritavano di meglio, specialmente da parte di coloro che li accudivano nel nome di Gesù Cristo”.Le accuse della CommissioneIn prima fila tra gli accusati c’è il Ministero dell’Educa-zione irlandese, che aveva la facoltà di rilasciare o ritirare la certificazione necessaria alle istituzioni, giudicato dalla Commissione troppo lassista nel controllare le attività delle istituzioni. Nella scuola gestita dai Brothers in Charity nella Contea di Cork, ad esempio, tra il 1939 e il 1990 non vi è stata nemmeno un’i-spezione; spesso le autorità scolastiche venivano avvertite in anticipo in occasione delle ispezioni, e quindi i funzionari governativi si facevano un’idea falsata della scuola. L’interna-mento su larga scala dei bambini in quelle strutture, afferma, era una risposta obsoleta “incapace di soddisfare le esigenze dei singoli bambini”. Oltretutto, “il sistema di finanziamento pro capite di tali istituti portava alla richiesta di bambini” da far entrare, per ragioni di “sopravvivenza economica delle istituzioni”. Non così in Inghilterra, dove un sistema di istituti più piccoli e a modello più familiare era ritenuto fornire ai piccoli un livello di assistenza più accettabile.La Commissione ha rifiutato recisamente anche le giustificazioni delle autorità religiose che hanno affermato di ignorare la natura recidivante dell’abuso sessuale e la sua reale portata all’interno del clero: “Dai casi documentati è chiaro – si legge nel rapporto – che le congregazioni erano consapevoli della propensione dei responsabili degli abusi a ripetere la violenza. Il rischio, tuttavia, era considerato dalle congregazioni nei termini del potenziale di scandalo e di cattiva pubblicità qualora l’abuso fosse stato venuto alla luce. Il pericolo per i bambini non era tenuto in conto”.E adesso?Il rapporto risulta “raccapricciante” anche a chi ha una lunga esperienza nella gestione di casi di abusi sessuali, perché “questo comportamento brutale e indicibile di religiosi e preti verso i bambini… non era isolato ma sistematico”, è il commento di p. Thomas Doyle, domenicano, canonista e avvocato delle vittime degli abusi sessuali perpetrati dal clero. “I più sadici e violenti di questi confratelli sono stati inviati intenzionalmente in queste scuole”, ha affermato, aggiungendo di considerare “scioccante vedere che i leader delle congregazioni religiose irlandesi e gli educatori non solo passavano sopra a questo incubo, ma non guardavano nemmeno da un’altra parte. Lo guardavano fisso e permettevano che accadesse”. Convinto che la realtà “vada ben oltre l’abuso che il rapporto descrive”, Doyle afferma che “vi è qualcosa di profondamente errato nella Chiesa istituzionale come la conosciamo e come l’abbiamo appoggiata”.Il problema è, adesso, capire che cosa accadrà nella società e nella Chiesa irlandese: “Non si tratta soltanto di un fenomeno storico che non ci appartiene più”, spiega Doyle: “I sopravvissuti sono ancora con noi; la cultura ecclesiastica celibataria e isolata che ha creato questa situazione è ancora con noi”. Tutto questo richiede “una profonda e coraggiosa analisi della subcultura clericale celibataria per capire come tutto ciò sia potuto accadere, perché i leader religiosi neghino ancora, e perché sia stato necessario l’intervento esterno del governo per portare tutto questo alla luce”.
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