Le prove ra
ccolte su don Ruggero Conti hanno portato gli inquirenti a indagare, dopo l
a denuncia di altri minori, sul periodo trascorso da Don Ruggero nella Chiesa della Beata Vergine Immacolata alla Giustiniana, dove – grazie ad alcune testimonianze - sono stati scoperti anche i reati di don Josè.
E così nel mirino della procura si trova ora un altro sacerdote, lo spagnolo Josè P. V., 48 anni, che non vive più in Italia: è stato iscritto nel registro degli indagati con l´accusa di violenza sessuale aggravata e detenzione di materiale pedopornografico. Avrebbe abusato di almeno 6 bambini di 10-12 anni quando operava nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima di Aranova (Fiumicino)Nel corso della perquisizione in un´abitazione che don Josè utilizza quando viene in Italia, sono stati sequestrati un computer e sono state ritrovate alcune lettere, da cui gli inquirenti sono risaliti ad un ragazzo di 18 anni, che all´epoca delle violenze aveva 14 anni e che avrebbe, però, negato di essere stato molestato o violentato dal prete.Il religioso, nel novembre del 2005, a causa delle accuse, era stato poi trasferito, molto probabilmente da monsignore Gino Reali nella cui diocesi ricade la parrocchia di Aranova. Lo stesso monsignore che il pm Francesco Scavo sentirà nei prossimi giorni anche in relazione a don Ruggero Conti, che sarà invece interrogato entro metà novembre.
Su don Ruggero, infatti, da anni – pare addirittura dagli anni Ottanta, quando faceva parte della diocesi di Legnano – giravano voci, se non accuse, circa le sue predilezioni pedofile. Perché – si domanda il pm – monsignor Reali non ha ascoltato queste accuse?
Perché il prete è sempre rimasto in contatto con minori? Le indagini su Ruggero Conti – accusato di violenza sessuale aggravata e continuata, arrestato il 30 giugno e da metà settembre, su decisione del Gip Andrea Vardaro, nonostante il parere negativo del Tribunale del riesame, agli arresti domiciliari in attesa di essere interrogato – erano partite dalla denuncia di un altro prete della stessa parrocchia – quella della Natività di Santa Maria Santissima in via Selva Candida – a seguito della quale erano stati messi sotto controllo i telefoni e il computer del religioso.
Tantissime le conferme che erano arrivate agli investigatori dagli sms, dalle telefonate e dalla navigazione in rete. Non solo. I carabinieri, perquisendo l´abitazione di don Ruggero, avevano trovato materiale pedopornografico e pornografico. Le accuse più pesanti, tuttavia, erano venute da una decina di ragazzi che all´epoca dei fatti avevano intorno ai 10-12 anni: tutti avevano testimoniato di aver subito dal parroco 55enne pesanti molestie sessuali.
Il prete, inoltre, li avrebbe anche corrotti, offrendo denaro, vestiti, regali, li avrebbe obbligati a vedere con lui video pornografici per poi costringerli a rapporti sessuali, allontanandoli – come hanno tutti sottolineato nelle loro testimonianze – dalla chiesa. Le prove raccolte avevano portato gli inquirenti a indagare, dopo la denuncia di altri minori, sul periodo trascorso da Don Ruggero nella Chiesa della Beata Vergine Immacolata alla Giustiniana, dove – grazie ad alcune testimonianze – hanno scoperto anche i reati di don Josè.
Incredibile ma vero, il vaticano continua a tenere a stretto contatto dei bambini preti accusati (e anche condannati) di pedofilia, idacando sul primo prete se ne scopre subito un'altro, ma poi come d'incanto smettono le indagini, volatizzate, sparite, miracolo, visto che la chiesa ne fa ancora di miracoli?
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