LA LEGGE DEVE ESSERE PIU’ SEVERA
“Norme contro la sfruttamento della prostituzione, della pornografia , del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù” E’ una legge fatta per combattere lo sfruttamento della prostituzione sessuale dei minori, per combattere la pornografia minorile ed il turismo sessuale in danno di minori, è la legge n. 269 che il nostro parlamento ha approvato in data 3 agosto del 1998. Una legge di cui, il nostro paese si è dotato per combattere tutte quelle nuove forme di mercificazione ed utilizzo di minori, punisce pesantemente per certi aspetti coloro che utilizzano i bambini per i loro sporchi traffici, ma come quasi tutte leggi pur essendo una buona ed avanzata legge, perché ha introdotto nel nostro ordinamento penale nuove fattispecie di reato quali la prostituzione minorile, la pornografia minorile, la detenzione di materiale pornografico, la tratta di minori e il turismo sessuale, questa legge non è affatto una legge contro la pedofilia, in quanto la stessa, pur colpendo coloro che detengono materiale pornografico e sfruttano i minori degli anni diciotto al fine di realizzare esibizioni o di produrre materiale pornografico, o chi fa commercio o divulga anche per via telematica, o pubblicizza materiale pornografico, non colpisce ad esempio coloro che lo stesso materiale pornografico lo introducono in rete, non colpisce il cliente che soggiace con il minore, e poi le pene previste per coloro che cedono ad altri anche a titolo gratuito materiale pornografico anche mediante lo sfruttamento sessuale di minori o si procurano o detengono lo stesso materiale, sempre prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori sono puniti con pene detentive che vanno da sei mesi fino a tre anni, o con multe, che sono tipiche dei reati fiscali.
La legge inoltre non prevede ad esempio che il provider, che è colui che offre spazi gratuiti o a pagamento per costruire pagine web, adotti un codice di autodisciplina o autoregolamentazione per rilasciare gli spazi, non è previsto ad esempio che possa esistere un registro telematico dei proprietari di queste pagine web, in questo modo si permette a chiunque di rimanere nell’anonimato, al momento della registrazione, per avere lo spazio non viene richiesto un documento d’identità comprovante le generalità richieste, inoltre la legge non prevede che il pedofilo già condannato possa essere schedato, e nemmeno che la persona indagata possa essere schedata ed inserita in una banca dati a disposizione della magistratura inquirente e delle forze dell’ordine, Il nostro governo ancora non ha provveduto a configurare nel nostro ordinamento penale o nella legge 269/98 la fattispecie del reato di pedofilia, e del reato di pedofilia in internet, e nemmeno si è adoperato con azioni di prevenzione per combattere e contrastare questa ormai troppo dilagante piaga.Da ultimo va detto che se da una parte con la legge 269/98 si è provveduto ad acconsentire ed attrezzare le forze di polizia di strumenti atti e validi per la creazione di siti trappola, allo scopo di individuare e contrastare i siti dei pedofili, paradossalmente con la stessa legge non si consente alle stesse forze di polizia di poter conservare le prove ed il corpo del reato. Occorre che il nostro Parlamento rafforzi la legge 269/98, se non addirittura pensi a varare prima della fine della legislatura una legge ad hoc e più mirata, ove si possa prevedere che i provider ovvero coloro che offrono gli spazi in internet debbano dotarsi di un registro telematico con il nome dei loro utenti, e di un codice di autodisciplina per concedere spazi alle persone che vogliono creare un proprio sito ; prevedere la schedatura dei pedofili già condannati, e l’inserimento in una banca dati dei nomi delle persone indagate o sospette che trafficano e mercificano i minori allo scopo di metterla a disposizione della magistratura inquirente e delle forze di polizia. Insomma, la legge non è abbastanza severa in confronto della gravità del reato, se di fatto, trafficare materiale pedopornografico viene considerato un reato punibile come un reato fiscale, spesso con una semplice multa, lascia profonde riflessioni su come il nostro paese affronta la pedofilia. Finché non si mette sullo stesso piano chi procura pedopornografica con chi ne fa uso, finché non si considera che andare con una bambina costretta sul marciapiede è uguale ad avercela costretta, che entrambi sono colpevoli allo stesso modo, perchè l’uno non può esistere senza l’altro, non ci sarà mai una legge veramente capace di stroncare questo sporco abuso della vita dei bambini.
notizie raccolte in collaborazione con Aurelia Passasei Presidente CIATDM (Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori), e fondatrice del gruppo CONTRO LA PEDOFILIA, da sempre impegnata nella lotta contro la pedofilia.
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